Una volta percorse le Coste d’Ovile, in corrispondenza dell’incrocio tra Via dei Rossi, Via degli Orti e Via di Mezzo, è impossibile non imbattersi nella Fonte di San Francesco, così chiamata per la presenza della Basilica e dell’antica porta di San Francesco, parte della cinta muraria del XIII secolo. Eseguita in mattoni faccia vista, è alimentata dal ramo di San Francesco del Bottino Maestro di Fonte Gaia, l’acqua fuoriesce in una vasca più piccola, leggermente sopraelevata rispetto alla vasca principale. Sulla facciata esterna riporta le trecentesche insegne della Compagnia militare di San Pietro a Ovile di Sopra, un leone rampante volto a sinistra con banda trasversale a rombi, e della Compagnia militare di San Pietro a Ovile di sotto, un leone rampante con un ramoscello di edera. Al centro campeggia un’esecuzione ottocentesca della balzana, simbolo della città di Siena.
Un disegno di Girolamo Macchi del XVII secolo ci mostra la fonte al tempo dell’erudita, similissima all’aspetto odierno ma priva della balzana.
Spesso confusa con la fonte di San Bernardino, sia nei documenti sia nella tradizione orale, per lungo tempo è stata sottratta alla godibilità dei cittadini. Risale infatti al 1857 l’infausta decisione di tamponarla con un muro, noncurante dell’importanza svolta dalla fonte per secoli. Nel Trecento, secolo che vede probabilmente la costruzione della fonte, le Coste d’Ovile sono abitate da famiglie principalmente impegnate nella lavorazione della lana: tosatura, lavatura, scardassatura, coloritura, tessitura; tutte operazioni per le quali la presenza di acqua è fondamentale. Perfino decenni dopo la tamponatura, nel secondo dopoguerra, i contradaioli si ricordano della fila di persone per prendere l’acqua alla piccola cannella collocata nel secondo decennio del Novecento per continuare ad usufruire dell’acqua del bottino. Nel 1975, dopo più di un secolo di oblio, la Nobil Contrada del Bruco decide di riportare alla luce la fonte, restituendo a questo territorio la dignità e la consapevolezza del suo interesse storico e monumentale. La richiesta dei lavori di ripristino e restauro inizia così il suo iter burocratico: il Comune di Siena approva il progetto, vincolandolo all’impegno della Contrada di abbellire la fonte con un’opera d’arte. Il Rettore del tempo, Mario Menicori, propone un’opera di Angelo Canevari, del quale è possibile visitare una personale proprio in quel periodo. Così lo Spartacus di Canevari diviene il fiero Barbicone, quel Francesco d’Agnolo, scardassiere delle Coste d’Ovile, strenuo e coraggioso difensore dei diritti dei lavoratori e di una vita più dignitosa, che il 14 luglio del 1371 guida una delle rivolte sociali più importanti del Trecento, ben sette anni prima della più nota Rivolta dei Ciompi. L’otto luglio del 1978, alla presenza dell’intera Contrada e delle autorità, viene finalmente inaugurata la fonte con il suo bel Barbicone in bronzo, diventando per l’intera cittadinanza la fontanina del Bruco. Da segnalare che durante il restauro non è stato rispettato il normale flusso delle acque che si trova in tutte le altre fonti perchè la “prima acqua” cioè quella dedicata all’alimentazione umana, sgorga oggi sul fondo della fonte, in posizione inacessibile, mentre dovrebbe essere in posizione tale da poter permettere il posizionamento dei secchi per il prelievo.