La Fonte dell’Orto Botanico non è fra le più conosciute della città per essersi sempre trovata all’interno di una proprietà privata. Gli orti circostanti facevano parte dei possedimenti del banchiere Niccolò Ricoveri, che li lasciò per testamento al Santa Maria della Scala di cui era Rettore. Agli inizi del 1557 vennero acquistati da Alessandro Guglielmi, ma dopo un trentennio tornarono allo Spedale. Anche la documentazione d’archivio ha contribuito a rendere difficoltoso ricostruire la storia di questa fonte, cui vengono attribuiti di volta in volta nomi diversi: Fonte al Pino, Fonte in Valle Berardi, Fonte sotto l’Abbazia di Porta all’Arco, tanto che nella monografia del Bargagli Petrucci sulle fonti cittadine sono censite sia la Fonte in Val Berardi, sia la Fonte al Pino.
La fonte si trova a mezza costa, addossata alla scarpata in quella zona che è chiamata il “podere”, lungo uno stradello ammattonato, che scendeva da via delle Cerchia alle mura. Prima dei restauri della metà anni ’90 del 1900, si trovava in abbandono, con le arcate tamponate, ingabbiata da tubi Innocenti e infestata dalle erbacce, ma anche ora che è stata ripulita e consolidata la struttura originaria non è ricostruibile: la prima vasca, sotto la copertura, non esiste più, privata del muretto che la chiudeva sul lato nord; davanti c’è la seconda vasca, che doveva essere l’abbeveratoio, ma è ad un livello così elevato rispetto al sentiero, da escludere questa funzione. Il lavatoio si trovava a destra, dove c’è un casotto, che conserva una pavimentazione antica, terminante in corrispondenza di tracce nei muri laterali lasciate da un parapetto sormontato da un piano inclinato, oggi distrutto; qui l’acqua affluiva da un orifizio in pietra nella parete tergale, dietro la quale c’è uno spiazzo ammattonato, apparentemente un’altra vasca, ma non si sa da dove vi affluisse l’acqua: infatti, è distaccata dalla prima e più in alto della seconda. Il foro di svuotamento del lavatoio è costituito da una pietra (probabilmente un riutilizzo) che porta incisa la data MDLXXXI.
La fonte è alimentata da un proprio bottino molto particolare: esso presenta un’altezza elevata di circa 4 metri per una lunghezza complessiva di 137 metri. A 57 metri dalla fonte è presente uno sbarramento costituito da un muro che può essere scavalcato utilizzando dei gradini scavati nell’arenaria; alla sommità del muro parte un camminamento al cui fianco scorre un gorello largo 40 cm ma profondo circa 3 metri!. All’interno del cunicolo esistono frequenti graffiti con il simbolo del S. Maria della Scala. Al termine del bottino si apre la base di un pozzo scavato nell’arenaria, profondo 27,40 metri, la cui sommità si trova nei sotterranei della scuola S. Bernardino. Il Bottino è stato ripulito completamente dalla nostra associazione nel lontano 1998 attraverso circa 30 giornate di lavoro che hanno permesso la rimozione di diversi metri cubi di fango. Attualmente il bottino è allagato e viene utilizzato come conserva per l’irrigazione dell’orto botanico stesso.
Nello studio di questa fonte è stata fatta una scoperta interessante: il Perimetro della Città di Siena, con il tragitto dei condotti dell’acqua e la pianta dell’antica Fortezza degli Spagnoli, conservato nella Biblioteca Comunale, pone la fonte nel horto del Guglielmo; quindi la pianta è stata disegnata dopo l’acquisto da parte del Guglielmi (1557): questo sconfessa l’attribuzione tradizionale della mappa a Giovan Battista Belluzzi, morto il 6 marzo 1554 durante l’assedio della fortezza dell’Aiola.