“Nel corso di piacevoli appuntamenti, spesso realizzati in autonomia con pregevoli risultati, o di sostanziose merende abbinate a qualche tipo di attività svolta per l’associazione, non di rado si alzavano spontaneamente cori, più o meno sguaiati, diretti figli delle nostre abitudini contradaiole.
Per cercare di migliorare (cosa non facile!) le nostre prestazioni canore pensai di approfittare dell’amicizia con il maestro Franco Baldi, grande musicista, le cui doti e disponibilità verso l’intero “universo” cittadino sono impagabili, sempre a disposizione di chiunque richieda il suo apporto. Insieme a lui, coinvolsi un altro inimitabile personaggio, come noi due uno degli artefici della straordinaria avventura de Il Carroccio, Silvano Carletti, che purtroppo ci ha abbandonato troppo presto.
La musica di Franco, che spaziava dai canti popolari tradizionali ai successi dell’hit parade, e l’ironia e l’arguzia vernacolare di Silvano riscossero così tanti consensi che alla fine, confortato dal parere di molti soci, pensai di ampliare l’esperimento estendendo l’invito anche al di fuori de La Diana, coinvolgendo anche altre persone che nel loro genere artistico rappresentavano l’eccellenza cittadina.
L’idea era quella di fare un vero e proprio omaggio a Siena valorizzando alcuni dei posti che contraddistinguevano la nostra attività, prima fra tutti la nostra “amata” Fonte delle Monache, anche se in un’occasione, causa cattivo tempo, ci dovemmo adattare ad uno spazio angusto come quello della Circoscrizione 4.
Era nata La Diana canta Siena, spettacolo (siamo sempre stati un po’ megalomani) di musica, poesia vernacolare e “arte varia”, che come primo scopo aveva quello di fare un sia pur modesto dono alla nostra città, diffondendo allo stesso tempo il nome dell’associazione.
Approfittando della sensibilità di un gruppo di fedeli amici che fin dai primi passi ci avevano regalato la loro totale disponibilità (oltre ai già citati Franco e Silvano, come non ricordare Umberto Ceccherini, Paola Lambardi, Duccio Gazzei e Fabio Landini), tentammo il grande passo, quello cioè di estendere l’invito a tutta la città, utilizzando come location quell’eccezionale bellissimo teatro naturale all’aperto rappresentato dalle Fonti di Pescaia, per noi “dianini” anche uno dei luoghi “del cuore” in tutti i sensi. Uno spazio magico e meraviglioso, del tutto inutilizzato, reso ancor più affascinante dalle luci del nostro Marco Mascagni, che sorprendentemente tanti senesi (anche di quelli boni!) hanno scoperto solo grazie alla nostra iniziativa. Il cast si allargò con presenze che poi sono divenute abituali e sempre graditissime come quelle di Francesco Burroni ed i componenti (autentici poeti e fini dicitori di sonetti vernacolari) del Laboratorio del Sonetto. E ancora, bravissimi musicisti, diplomati al conservatorio (Marta Marini, Silvia Golini, Sara Ceccarelli, solo per fare alcuni nomi), complessi protagonisti degli anni ruggenti ’60 e ’70, singoli menestrelli e vari cori cittadini, fra i quali ci piace ricordare l’Arlecchino, formato da non vedenti e ragazzi con qualche problema. Siamo riusciti persino a coinvolgere la “fiorentina” Lisetta Luchini, senesizzata per amore, che alla barba della tradizionale rivalità di campanile è divenuta un’autentica beniamina del pubblico senese.
Ci piace anche ricordare la partecipazione di artisti giovanissimi come Edoardo Cerretani, che lo scorso anno con la Finis Mundi band ha dedicato alla sua e nostra città un appassionato messaggio d’amore, o Benedetta Bucci. Benedetta, al suo esordio una timidissima bambina capace di incantare tutti con la sua viola, è adesso divenuta un’affermata professionista a livello internazionale e nel 2019, sul palco del Teatro la Fenice di Venezia, ha ricevuto il premio Una Vita nella Musica-giovani, considerato dalla critica internazionale l’equivalente di un Nobel della Musica. Resta però da sottolineare ancora una volta come tutto ciò che siamo riusciti a fare sia legato in maniera indissolubile alla presenza e disponibilità dell’insostituibile Franco Baldi, autentica colonna portante della nostra manifestazione. In tutto questo il sottoscritto, oltre a cercare di organizzare nel migliore dei modi i vari appuntamenti, affrontando spesso ostacoli non indifferenti, e cercare di creare il giusto mix fra le varie esibizioni, si è dovuto adattare non solo al ruolo di regista, ma anche a quello del “bravo presentatore”, come diceva Frassica, che ha l’unico scopo di legare i tanti contributi cercando di dire meno bischerate possibili. Il folto pubblico che da sempre ormai assiste al nostro spettacolo, la presenza fissa della televisione, che nel corso dell’anno trasmette più e più volte La Diana canta Siena riscuotendo notevole successo di consensi, e l’eccezionale spettacolo notturno offerto dalle nostre fonti sono stati la ricompensa per i notevoli sforzi che tutta l’associazione ha sostenuto fin dall’inizio per realizzare un appuntamento divenuto ogni anno più complesso e sofisticato. È notizia di pochi giorni fa la richiesta giunta al nostro presidente da parte dal gruppo italo-irlandese Willos, realtà che ha sostenuto oltre 600 concerti in varie nazioni europee, che dopo “aver scoperto il bellissimo festival La Diana canta Siena”, ha richiesto di potersi esibire nella nostra edizione del 2021. Devo ricordare, inoltre, che all’interno dell’associazione siamo stati tutti molto fieri di quanto è accaduto lo scorso anno quando, a causa della terribile pandemia che ha colpito l’intero pianeta, il tradizionale incontro di giugno era saltato. Abbiamo deciso, però, di non arrenderci e, sfruttando il primo spazio favorevole, ad agosto abbiamo dato vita un’edizione più scoppiettante del solito, regalando qualche attimo di serenità alla città in un momento in cui tutti sentivamo la mancanza dei nostri tradizionali amati appuntamenti. Sicuramente, nel momento in cui i componenti dell’Unione Bandistica Senese hanno fatto il loro ingresso nella valle di Pescaia suonando la colonna sonora della nostra secolare manifestazione, gli occhi di non pochi dei presenti si sono inumiditi.
Bando alle tristezze, nella speranza e certezza che presto questi momenti resteranno solo brutti ricordi, tornando alla nostra vocazione culinaria, non si può non ricordare le tradizionali merende che hanno caratterizzato da sempre il pre-spettacolo e sono state un autentico momento di piacevole aggregazione. Panzanelle, risi freddi, zuppe, pizze, porchetta, affettati di ogni tipo e dolci meravigliosi, confezionati con maestria ed amore dalle nostre socie (e anche da qualche maschietto) hanno rappresentato un biglietto da visita, anche per i nostri ospiti, difficile da dimenticare. Vere e proprie abbuffate pantagrueliche che hanno coinvolto anche gli artisti, di solito molto restii ad appesantirsi prima dello spettacolo, che non hanno saputo resistere al richiamo delle dolci tentazioni dianine. Nella speranza di poter allestire quanto prima nuovi lieti convivi, attendiamo commenti e ricordi da parte di alcuni degli artisti che negli anni ci hanno allietato della loro presenza e bravura per capire come hanno letto dall’esterno il nostro piccolo mondo.”
Luca Luchini
Tratto dal libro “Un Fiume di Amicizia”